Volontariato
E’ larcolaio la vera atomica dellIndia
Intervista. Parla Tara Gandhi Bhattacharjee
La nipote del Mahatma Gandhi è una donna cosmopolita, che si divide tra Nuova Delhi, Londra e Roma. <b>Tara Gandhi Bhattacharjee</b> tiene decine di conferenze in giro per il mondo. Per raccontare la sua adolescenza accanto a un uomo straordinario, certo. Ma anche per promuovere le attività della sua fondazione, la Kasturba Gandhi Memorial Trust, che porta il nome della nonna, la silenziosa moglie del Mahatma. Di passaggio a Milano per l?iniziativa di Progetto Italia – Telecom, Tara è venuta a trovarci in redazione.
<b>Vita:</b> Signora Gandhi, lei porta un nome tanto importante quanto impegnativo?
<b>Tara Gandhi Bhattacharjee:</b> Un nome che ha profondamente influenzato la mia vita. Infatti l?ho dedicata a dare, più che a ricevere. Dalle nostre parti se nasci in una posizione sociale privilegiata devi fare a tua volta qualcosa per la società, restituendole il favore. Dopotutto Gandhi non è stato l?unico grande nonno che ho avuto. Mia madre era figlia di Chakravarthi Rajagopalachari, primo e unico governatore generale dell?India indipendente, anche lui legatissimo al Mahatma.
<b>Vita:</b> Ci parli allora della sua fondazione… <
b>Gandhi:</b> Lavoriamo con le frange più povere ed emarginate della popolazione. Lo scopo è quello di restituire dignità a migliaia di persone che non hanno mai avuto nulla. E per farlo abbiamo adottato un simbolo, quello del charkha, l?arcolaio. Mio nonno lo definiva «la bomba atomica della nonviolenza», perché dava autosufficienza alla gente. E poi perché è attraverso di esso che si produce il khadi, uno dei nostri tessuti tradizionali più importanti, che rischia di scomparire. Dobbiamo preservare le nostre origini e i nostri prodotti: attraverso l?arcolaio diamo a migliaia di donne la possibilità di guadagnare e sopravvivere.
<b>Vita:</b> Che donna era sua nonna?
<b>Gandhi: </b>Era molto dolce, aveva un forte senso dell?autocontrollo. È stata data in sposa a Gandhi quando entrambi avevano solo 14 anni. Ed è stato anche grazie a lei che il nonno è diventato un grande esempio per l?umanità.
<b>Vita:</b> Quali ricordi conserva di suo nonno?
<b>Gandhi:</b> Emanava delle vibrazioni molto intense, che avvolgevano chi gli stava a fianco. E poi era una persona molto attenta alla pulizia, minimalista. Passava ore e ore a scrivere lettere, rispondeva a chiunque. Un giorno ricordo che mi redarguì bonariamente? Ero al suo fianco durante un?importante riunione in cui si stava decidendo nientemeno che l?indipendenza dell?India. A un certo punto un funzionario britannico si è rivolto a me dicendomi: «How do you do?». Io, che non mi sentivo molto bene, gli risposi elencando i malanni che avevo. Da noi in India si fa così quando uno ti chiede come stai… Dopo la riunione, mio nonno mi prese da parte e mi disse: «Tara, quando un inglese ti domanda ?How do you do?? gli devi semplicemente rispondere la stessa cosa: ?How do you do??».
<b>Vita:</b> Uno dei personaggi più importanti della politica indiana è un?italiana, Sonia Gandhi?
<b>Gandhi:</b> Sta facendo molto per il nostro Paese. Ed è capace. Ha preso per i capelli un partito alla deriva, come il National Congress Party e l?ha fatto risorgere. Da noi è molto amata.
<b>Vita:</b> Insomma, c?è da essere ottimisti per l?India?
<b>Gandhi:</b> Nonostante tutto, credo di sì. Ma solo se prenderà piede l?idea di compassione che mio nonno, fra gli altri, ha portato avanti. E questo non solo per quanto riguarda il mio Paese. Gandhi non è stato solo mio nonno, o il Mahatma per gli indiani. Gandhi appartiene a tutta l?umanità.
<b>Una missione nel nome dei nonni</b> La Kasturba Gandhi Memorial trust, di cui Tara gandhi bhattacharjee è fondatrice, ha ventidue centri sparsi per tutta l?India rurale e nelle periferie, dove tiene campagne di informazione, corsi di alfabetizzazione e di formazione per le donne, tra cui attività che coinvolgono microcredito. La fondazione ha scelto come base lo Stato del MADHYA PRADESH perché la sua posizione geografica è strategica. Porta avanti svariati progetti per la creazione di nuove strutture di accoglienza, per lo sviluppo dell?assistenza e della preparazione professionale per le donne, per poter dare ai bambini educazione e assistenza sanitaria.
Intervista di <b>Pablo Trincia</b>
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